"Heimat, dopo il Muro
e fino al Millennio"
Pesaro, Edgar Reitz parla della terza serie del suo kolossal

ALBERTO FARASSINO

Pesaro - Edgar Reitz, "Herr Heimat", è alla Mostra del Nuovo Cinema per partecipare a una tavola rotonda sul cinema degli anni sessanta e presentare il suo primo lungometraggio, Mahlzeiten, del 1966. Ma ormai il suo opus magnum assorbe ogni suo pensiero, al punto da fargli affermare che "Heimat è per me il nome di tutto ciò che faccio: anche i film che ho girato prima sono diventati Heimat".
Parliamo dunque di Heimat 3, la nuova serie che a distanza di un decennio (la prima era del 1984, la seconda del 1992) sta per entrare in produzione.
"Negli ultimi anni ho dedicato tutte le mie energie a cercare di convincere la Tv tedesca che non sarebbe stato troppo disonorevole produrlo dice il regista con amara ironia Ho molte offerte di partecipazione da parte di altri paesi e anche due o tre dall'Italia ma fin che non decidono loro, che devono coprire la metà del budget, gli altri non si accodano. Ora manca solo l'ultimo sì dell'ultimo livello dirigenziale e nel febbraio del prossimo anno si dovrebbe poter cominciare a girare".
Nel frattempo lei non è stato ad aspettare: la sceneggiatura è scritta, il cast in buona parte deciso. E quante saranno le puntate?
"Sei o forse sette, perché l'idea di Heimat 3 è che ogni episodio avvenga in un diverso giorno della settimana. Ma in un arco di tempo di dieci anni, quello che va dalla caduta del muro di Berlino, che avvenne di giovedì, all'ultimo giorno del secolo. E in mezzo altri giorni significativi, come quello in cui la Germania vinse la coppa del mondo di calcio, che era un venerdì. I protagonisti sono in parte quelli delle serie precedenti e in parte nuovi. Ma c'è sempre Hermann, il giovane musicista che ora è diventato direttore della Filarmonica di Berlino. Una sera all'uscita da un concerto vede una folla strabocchevole per le strade, sono gli estberlinesi che invadono la città. E fra loro c'è una signora che si scopre essere Clarissa, la ragazza con cui da studente aveva avuto una storia d'amore. Così comincia la nuova storia".
Heimat 2 finiva con Hermann che torna al suo villaggio...
"E anche questa volta ci tornerà, ma troverà che tutto è cambiato. I suoi fratelli si sono arricchiti, approfittando della riunificazione come le altre generazioni avevano tratto partito dalle guerre. Ma ci sono anche alcune cose che non sono cambiate come la sua casa, disabitata ma ancora in piedi".
Ma esiste ancora l'Heimat nell'era della mondializzazione? "Sicuramente non è Heimat il villaggio globale, un villaggio senza caffè e osterie. Né può esserlo l'Europa. La caduta del Muro ha rappresentato l'ultima volta in cui i tedeschi si potevano aspettare la felicità dall'interno della nazione stessa. Ora questa possibilità non esiste più. Ma l'Heimat resta sempre il posto in cui noi ci aspettiamo qualcosa. E in ogni caso c'è qualcosa di veramente internazionale, quello che fa sì che spettatori giapponesi o neozelandesi si riconoscano nei personaggi di un villaggio tedesco, ed è il linguaggio del film. Il cinema è un occhio multiculturale, l'occhio globale dell'essere umano".


The DZH website is a joint effort by ReindeR Rustema, Alan Andres and many others. Back to the main page.